lunedì 15 febbraio 2016

UNA SBIRCIATINA IN RAFFINERIA...


Il video mostra la Raffineria ESSO di Rotterdam (NL) in notturna, con la fiamma della torcia di sicurezza che domina sulla tenue luce delle lampade: quasi un cielo stellato artificiale, sullo sfondo dei grandiosi impianti che ricevono e stoccano il petrolio per trasformarlo in carburanti, combustibili e intermedi per la petrolchimica.



Lo schema mostra sinteticamente quello che avviene in una raffineria: il greggio (crude oil), dissalato e disidratato, è sottoposto a una prima distillazione a pressione atmosferica (1) per ottenere gas di petrolio (recuperato sulla sommità della colonna), distillati leggeri (in verde), distillati medi (in arancione) e distillati pesanti (in marrone). Il residuo è ulteriormente distillato sotto vuoto (2) per ottenere ancora una frazione pesante, dalla quale si ricavano pet-coke, gasoli e cariche per cracking.

Il cracking (3) è un processo che, con l'azione combinata di calore e opportuni catalizzatori, permette di rompere (= to crack, in inglese) le grosse molecole dei distillati pesanti per ottenere le molecole più piccole che compongono la benzina, il carburante più richiesto dal mercato. Il video sottostante mostra il principio realizzato su scala di laboratorio.



La benzina di cracking è miscelata (blending, 4) con le frazioni desolforate, riformate e isomerizzate provenienti dagli altri impianti di conversione. Tali processi: 
  • migliorano le caratteristiche dei distillati leggeri, adattandole alle esigenze di mercato;
  • producono al contempo idrogeno (reimpiegato nelle operazioni di raffineria, come l'hydrotreating) e idrocarburi aromatici (benzene e soprattutto toluene: importanti solventi e intermedi per la sintesi di svariati composti).



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